La Turchia mette al bando gli assets di criptovalute per timore di operazioni illegali

Il paese sta controllando attentamente le criptovalute da diverso tempo, affermando che alcuni gruppi estremisti potrebbero usarle per finanziare attività illegali o agevolare il riciclaggio di denaro sporco.

“loro utilizzo pagamenti potrebbe provocare danni irreparabili per chi è coinvolto nelle transazioni, e concludere degli che minare il grado di affidabilità dei degli strumenti pagamenti”, ha affermato banca.

Nuova regolamentazione entrerà in vigore il 30 aprile, ma l’annuncio del governo, venerdì, ha abbassato il prezzo del Bitcoin più del 4 %.

Oltre a proibire i pagamenti in criptovalute per comprare beni e servizi, la regolamentazione proibisce pure il trasfermento di soldi alle piattaforme di criptovalute tramite servizi fintech. Ma numerosi investitori in Turchia considerano Bitcoin e altre criptovalute come una protezione dal rischio di inflazione, dato che in Turchia la lira sta attraversando una notevole svalutazione rispetto alle valute internazionali, a causa della volatilità economica del paese.

Dalla crisi valutaria del 2018, la lira ha perduto circa metà del suo valore.

I tassi di inflazione crescenti, che hanno toccato un picco del 16 per cento nel corso di sei mesi in quello scorso, nonché i tassi ufficiali di disoccupazione al 13,4 percento, stanno spingendo le persone a rivolgersi verso le criptovalute per guadagnare soldi e compensare le loro perdite degli asset stabili.

Il business in espansione delle criptovalute ha rimpiazzato per i turchi la corsa all’oro e al settore immobiliare come garanzia contro le difficoltà della lira ed i crescenti tassi di interesse. Il nuovo denaro elettronico viene utilizzato per lo più da parte della popolazione più giovane e tecnologicamente competente, che cerca di tutelare i propri mezzi di sostentamento dai problemi economici che la Turchia ha recentemente affrontato.

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